mercoledì 11 settembre 2013

Romeo...il sesto gatto...


Rome. L'inizio della storia.

Tra la fine del 2009 e gli inizi del 2010 compare nel mio giardino un gatto color miele. Non scappa e cerca anzi la mia compagnia. Inizio a fargli trovare qualcosa da mangiare finchè il gatto resta nel mio giardino in modo sempre più insistente. Le uscite di Ester si fanno complicate perchè in sua presenza tende a stare nella recinzione e scappare in strada. Un giorno noto una ferita nella zampa di questo gatto, che inizio a chiamare Romeo, e decido di curarlo.










 Romeo dormiva su un cuscino nella sedia della veranda d'ingresso.
Appena arrivavo lui mi veniva incontro e sembrava non facesse altro tutto il giorno che aspettarmi. In giardino era una presenza costante. Mi seguiva in ogni spostamento e se mi allontanavo miagolava per richiamare la mia attenzione.








La notte veniva in giardino un suo gemello che lo aggrediva puntualmente finchè non gli contagiò la tigna. Dopo pochi giorni dovevo partire per Parigi e decisi di farlo ricoverare nella clinica per permettergli di assumere il farmaco regolarmente e soprattutto per proteggerlo e dargli alloggio per una settimana in cui sarei stata assente. Ricordo che a Parigi non facevo altro che chiamare il veterinario per sapere some stesse Romeo. E ricordo che appena sono tornata a Cagliari sono corsa a riprendermelo con un tale desiderio di rivederlo e riportarlo a casa che è difficile descrivere.



 Ho deciso allora di farlo dormire in cantina la notte. Mi sono detta: "in qualche modo farò!". La notte almeno era salvo. Non ricordo esattamente quando ma mesi prima l'avevo fatto sterilizzare e vaccinare perchè avevo comunque deciso di prendermene cura. I miei, soprattutto Oscar, non lo accettavano. Ma era come se lui mi avesse scelto.





Ricordo in quello sguardo la supplica di essere preso in casa.Era un grande sacrificio perchè tenevo Ester in mansarda chè non andava d'accordo con Oscar e Romeo in cantina. La mattina lo facevo uscire e la sera ritornava dentro.


Ricordo che la prima volta che entrò in cantina fu come se ci avesse sempre abitato. Iniziò a correre da una parte all'altra nascondendosi sotto la panca per giocare a nascondino.








Non avevo fatto in tempo a sistemarlo in cantina che mia zia, mia madrina, mi chiamò per dirmi che aveva deciso di adottarlo. Aiuto che angoscia! Sì, ero stata io a lamentarmi e a spargere la voce per una sua adozione, ma ora che avevo accettato l'idea di prendere il sesto gatto, ora che gli volevo un bene dell'anima, proprio ora? Accidenti se avesse deciso mesi prima!



Fu un dolore straziande doverlo mettere nel trasportino e portarlo da mia zia. Era il 23 Agosto. Quando lo lasciai libero in casa si rintanò dietro un angolo tra due mobili del soggiorno e mi guardava con quelo sguardo triste e impaurito. Sembrava chiedermi "perchè mi stai facendo questo?". Ricordo ancora lo squarcio nel petto che provai in quel momento. Volevo riprenderlo, metterlo nel trasportino e portarmelo a casa. Era il mio Romeo, il gatto che mi aveva supplicato di essere tenuto, il gatto che mi vedeva e si metteva a pancia in su per essere accarezzato.


Me ne andai con un senso di colpa più pesante del dolore che lo accompagnava. Lo avevo tradito. Avevo tradito la sua fiducia. Feci tutta la strada verso casa in lacrime. Mi sedetti nel gradino della veranda del giardino a piangere. Sapevo che sarebbe stato in ottime mani, che mia madrina lo avrebbe accolto come un figlio, ma io avevo perso il mio Romeo. Nei giorni successivi sembrava che nessuno riconoscesse più che era il mio gatto, che lo avevo affidato a mia zia, ma era ancora il mio gatto. Ne stavo facendo una malattia. Mi ripetevo che non avrei mai dovuto darlo, che in qualche modo mi sarei potuta organizzare per tenerlo.

Mi mancava.

In giardino c'era silenzio. Stavo troppo male e mia madrina, nonostante si fosse affezionata moltissimo a lui, per amor mio decise di riportarmelo. Ricordo ancora quella notte. Romeo in cantina miagolava disperato perchè voleva compagnia. A casa di mia zia ormai dormiva con lei e mia zia lo seguiva tantissimo. Mi resi conto che non era più il mio Romeo. Quella notte non dormii. Andai su e giù tra la mia stanza al primo piano e la cantina, tra i miei gatti e il mio Romeo. L'indomani feci tornare mia zia a prenderlo definitivamente. Non lo riconoscevo più e soprattutto lui non riconosceva più me e nemmeno il giardino. Quando lo vidi arrampicarsi sulla rete per andare nel giardino del vicino che ha un cane lupo capii che erano cambiate troppe cose. Non ricordo se fosse passata una settimana o un mese ormai, ma il gatto non era più il mio Romeo.
Ciò che riuscì a darmi pace fu il pensiero che ora avrei potuto dedicarmi agli altri 5 che per Romeo avevo trascurato e impegnarmi a risolvere la conflittualità tra Ester e gli altri maschi. Così iniziai a portarla in salone, prendendola in braccio dalla mansarda perchè da sola non aveva il coraggio di fare le scale: temeva moltissimo la presenza di Oscar. Ripresi a farla uscire in giardino finalmente sicura che non sarebbe scappata verso la strada.

Oggi Romeo è un gatto viziatissimo e amatissimo soprattutto da mia zia e da mio cugino del quale riconosce il suono del campanello alla porta, non si capisce come faccia. Sono convinta che Romeo stia meglio con mia zia di quanto sarebbe stato con me. Ho ancora il suo ricordo ma il dolore si è dissolto. Mi è rimasta solo l'apprensione quando mia zia non se lo ritrova per casa e lo cerca nel pianerottolo, perchè mio zio ha l'abitudine di uscire di casa per fumare dalla finestra delle scale condominiali e si dimentica la porta aperta. Da allora mi sono promessa di non prenderne altri. La dinamica con Ester era particolarmente complicata da gestire e le mie energie, il mio tempo e anche le mie risorse economiche erano sufficienti per prendermi cura al meglio dei miei 5 gatti. Un gatto in più avrebbe ridotto tutti questi fattori. Sta di fatto che Romeo è un gatto speciale che coglie ogni tua minima sfumatura emotiva, che ti riempie di affetto, ma è anche un gatto che richiede la presenza costante perchè lui da solo non vuole stare.


Buona vita Romi!











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