mercoledì 25 settembre 2013

Ester e il suo bisogno di essere guardata.

Avete presente quelle tipiche situazioni in cui vi ritrovate con la vostra più cara amica-sorella-cugina dopo secoli che non vi vedete e potete raccontarvi finalmente gli ultimi fatti salienti della vostra vita, ma siccome nel frattempo lei ha figliato, il pargoletto sentendosi escluso da una conversazione troppo adulta fa di tutto per attirare la vostra attenzione? Per esempio, al mare “Mamma guardami! Mi tuffo” e il bambino tutto bardato con braccioli e ciambella e occhialini prende la rincorsa dalla collina alle vostre spalle verso le minacciosissime onde alte 2 cm o poco più che si spenono nel bagnasciuga fermandosi all’improvviso e ripetendo una danza di false partenze e blocchi dell’ultimo secondo mentre tu resti col fiato sospeso in attesa di scoprire quella che la tua amica ha preannunciato come l’ultima del secolo, proprio come nei migliori film quando stai per scoprire dei retroscena inattesi che rivoluzioneranno il senso di ciò che hai visto finora e ti citofonano alla porta. E in uno di quegli slanci inconcludenti intercalati da “zia…mamma…guardatemi guardatemi” approfittando di un momento di distrazione della madre gli sferzi un calcio per porre fine a quest’agonia e all’urlo dell’ennesimo “guardatemi guardatemi” ti rendi conto di quale malsana e orrenda fantasia hai appena fatto. Così piena di sensi di colpa mentre il bambino finalmente si decide a buttarsi in acqua atterrando a piè pari e rimbalzando sul sedere sopra il bagnasciuga proprio nel momento in cui l’onda che avrebbe attutito minimamente il colpo si è ritirata, applaudi smodatamente gridando il nome del bambino e urlando “Bravo!! Bravissimo!” e corri verso di lui sollevandolo per i braccioli…e quindi lo riprendi da terra sbaciucchiandolo e riempiendolo di attenzioni finché ti senti sempre meno mostro, mentre la tua amica tenta di ricatturare la tua attenzione, ma ormai inutilmente.

Bene, trasponiamo la cosa in ambito felino. Ore 03.00 il miagolio di Ester si fa sempre più sguaiato e insistente. Esasperata e gonfia di sonno salgo in mansarda. Raggiunto il penultimo gradino sento iniziare le sue fusa. Mi preparo per prenderla in braccio e coccolarla, ma alla mia vista si dilegua verso la lettiera e mi guarda e raspa e mi guarda e raspa finché non fa i suoi bisogni gettando l’occhietto socchiuso verso di me. Ma perché?! Se non la guardo non le esce? E dopo che finalmente ha ricoperto fino all’ultimo millimetro la sua realizzazione viene verso di me spingendo con la testa la mia mano in richiesta di coccole, lodi e complimenti per il meraviglioso spettacolo che mi ha appena offerto. Mi rassegno.

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