mercoledì 10 settembre 2014

Oscar e la storia della lumachina (5)

-Mami mami, come finisce la storia della lumachina?-
Bè pisittino, è ancora un pò lunga, ma se vuoi continuiamo.
-Certo mami mami!-

Finalmente un bel lumacone destò l’interesse della lumachina. Non era come tutti gli altri. Aveva due grandissimi e profondi occhi neri all’estremità delle sue antenne e una barbetta folta sotto il mento. A differenza degli altri lumaconi non fece sfoggio di sé e delle proprie doti ma semplicemente si propose per fare amicizia con lumachina e si interessò di lei e della sua vita. Conosceva certo la storia dei suoi fratelli perché nei tempi addietro non si parlava d’altro, ma dell’allora piccola lumachina si spendevano solo parole di pena e compassione. Di lei, del suo carattere e delle sue vocazioni poco si sapeva.
I due amici parlavano a lungo seduti sulle foglie di geranio, spesso sotto lo sguardo discreto della signora Slink che ormai aveva smesso di andare in cerca di aspiranti mariti. Sapeva che di lì a poco tempo i due si sarebbero innamorati. E fu così che in una notte di luna piena Lumachina e Lumaciuffo si innamorarono. Le loro antenne si intrecciarono ritmicamente in quella che era la danza dell'amore delle lumache.
-Che ridere mami mami. E' come quando spingo il mio nasino contro il tuo e intrecciamo i nostri baffetti?-
Ma pisittino! Io non ho i baffetti!
-Sì mami mami!-
Mmh va bè, andiamo avanti! Il cuore di Lumachina era colmo di gioia e quasi dimenticò la sua triste storia e i fratelli lontani. Fu solo un bagliore davanti alla luna che le richiamò alla mente i suoi fratelli lontani ma il suo animo era pieno di speranza. Fu in quel momento che si ricordò delle parole del fratello di mezzo: “prendi questo fagotto e aprilo la prima notte di luna piena e se non proverai né odio né rabbia ma solo amore i tuoi occhi vedranno l’invisibile”. Disincastrò di colpo le antenne da quelle di Lumaciuffo e balzò in piedi fissando la luna. Aveva portato sempre con sé i doni dei fratelli, ma da quando frequentava Lumaciuffo era come se si fosse dimenticata della sua stessa vita e le tasche della sua conchiglia quella sera erano vuote. Mentre spiegava al lumacone la storia del fagotto ecco che da una foglia un po’ rinsecchita spuntò fuori la signora Slink con in mano il fagotto. Tale era la gioia di Lumachina che per poco non cadeva giù dal geranio trascinando con sé l’ormai vecchia signora Slink. “Cosa vedrò mai di così segreto?” si domandava Lumachina tra sé e sé mentre si avvicinava tutta sola sulla punta del geranio “E se fosse qualcosa di terribile? Riuscirà il mio povero cuoricino a sopportare la visione dell’invisibile?”. Dietro di sé avvertiva la presenza di Lumaciuffo e della signora Slink. Prese coraggio e iniziò a svolgere il fagotto. La luna stendeva sul geranio un velo argentato che faceva risaltare ancor più le ombre  le quali animate dal vento si agitavano come fantasmi in cerca di quiete. Dai risvolti del fagotto apparve un oggetto che sprigionava una luce argentea potentissima. Tanto che la piccola lumachina ne fu accecata e dovette strizzare più volte gli occhi per abituarsi al suo bagliore. Poi con mani tremolanti tirò fuori lo strano oggetto e lo guardò meglio avvicinando il volto. Quello che vide la terrorizzò al punto da gettare un urlo glaciale e indietreggiare contro la signora Slink che fece in tempo ad afferrare al volo l’oggetto prima che cascasse a terra.
-Che paura mami mami!-
“Questo è un pezzo di vetro, figliola! Ma non è un vetro qualsiasi. E’ uno specchio”. La lumachina ancora spaventata fissò ora la signora Slink ora lo strano oggetto e poi ascoltò la spiegazione della paziente cavalletta. “Allora la cosa che ho visto in quello specchio era la mia immagine riflessa?” chiese Lumachina. “Certo” rispose signora Slink e le spiegò che non essendosi mai vista prima dall’esterno ciò che vedeva le faceva paura. “Ma perché allora mio fratello di mezzo mi disse che avrei visto ciò che è invisibile agli occhi? Io non sono mica invisibile!” disse perplessa la lumachina. “Forse non sei invisibile a tutti noi ma sei invisibile a te stessa, Lumachina! Siamo abituati a guardarci con gli occhi degli altri. Tutti ti dicono che sei una bella lumachina, dalle lunghe e sottili antenne e tu così sai di essere. Se qualcuno ti chiede come è la tua faccina tu rispondi come gli altri te l’hanno sempre descritta. Ma tu coi tuoi occhi non ti sei mai guardata e così hai visto ciò che sinora è stato invisibile ai tuoi occhi”. Tuttavia la cavalletta sapeva che questa era solo una parte della verità. La prese per mano, seguita da Lumaciuffo, e la portò davanti al confine del prato. “Ma signora Slink, è pericoloso sostare al confine col prato! I saggi lumaconi ci proibiscono di fermarci lungo il confine. Potrebbero comparire i vermi giganti e mangiarci in un sol boccone!”. “Fidati Lumachina, fidati. Ora dai le spalle al confine e metti lo specchio di fronte alla tua faccia. E poi guarda attraverso lo specchio ciò che hai alle spalle!”. Fu un po’ difficile per Lumachina riuscire a coordinare i movimenti del proprio corpo con l’orientamento dello specchio, ma alla fine ci riuscì e non poté credere ai propri occhi!
- Cosa vide mami mami?-

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