venerdì 7 febbraio 2020

Oscar e la fiaba della principessa dai capelli d'argento (2)

 -Mami mami io e Mussi siamo pronti per ascoltare la fiaba della principessa dai capelli d'argento, mami-
Veramente Monsieur sta già dormendo...la racconto a te.
Dunque pisittino dove eravamo rimasti?
-Alla parte che mi ha fatto paura mami mami. Cosa stava succedendo nel regno azzurro?-
Ah già è vero. Allora devi sapere per prima cosa che gli abitanti del regno azzurro erano tutti molto buoni e cordiali, si aiutavano l’uno con l’altro e ognuno faceva ciò che meglio sapeva fare mettendolo a disposizione della comunità così che a nessuno mancasse il cibo nella tavola, i vestiti e qualsiasi altra cosa fosse necessaria per vivere bene. Tuttavia da qualche tempo il raccolto non era sufficiente per tutti, dal poco grano che si riusciva a macinare veniva fuori una farina grigia che anziché amalgamarsi bene con l’acqua per fare pagnotte di pane soffice e profumato si trasformava in una viscida gelatina rossiccia dal sapore del rabarbaro. I tessuti usati dalle sarte per confezionare i vestiti si ricoprivano presto di larve che li divoravano in un batter d’occhio. Ma, fatto ancor più inquietante, tutti i bambini del regno azzurro a mezzanotte piangevano inconsolabilmente sino a un minuto prima del sorgere del sole e l’indomani al risveglio i loro occhi erano neri come la pece e tornavano del loro colore naturale solo al rintocco delle nove.
-Minghia matri u film horror fu!-
Oh Tomasello ci sei anche tu?
-Ie cetto matri, continuate. Vi sìentu!-


I tre fratelli figli del re cercavano in ogni modo di sopperire a tutte queste mancanze mettendo a disposizione i giardini del palazzo per la coltivazione del grano e tutto ciò che era nelle loro possibilità. Ma non riuscivano a spiegarsi questo strano fenomeno che colpiva i bambini. Sembrava infatti che una maledizione si fosse abbattuta sul regno Azzurro ma che ancora non fosse penetrata nel palazzo reale coi suoi giardini ancora rigogliosi. Quindi potete capire, pisitelli, quanto l’arrivo del re fosse atteso. Lui era un uomo saggio e sapeva sicuramente trovare una giusta spiegazione a tutto ciò e soprattutto avrebbe trovato la soluzione insieme al sommo sacerdote.

Finalmente arrivò il giorno tanto atteso. Tutto il regno era pronto ad accogliere il ritorno del re che avrebbe regnato per un intero anno e tutto sarebbe tornato come prima, ne erano certi tutti. In lontananza al di là delle mura del regno si iniziava a vedere la nube di polvere sollevata dai cavalli al trotto della scorta reale. La principessa emozionatissima iniziò a correre verso l’uscita del castello ma venne fermata appena in tempo dal fratello minore che come gli altri due voleva evitare che la fanciulla si accorgesse dei campi di grano ingrigiti e delle altre calamità. La nonna dalla sua stanza osservava l’atteso ritorno dell’adorato figlio dietro la finestra. Per lei quello poteva essere l’anno in cui lo avrebbe abbracciato per l’ultima volta.
Arrivò la tanto attesa scorta del re e dietro la carrozza reale che si fermò nel piazzale del castello tra le grida festanti dei sudditi e in fila dal più grande alla più piccola i figli del re. Ancora una volta afferrata per un braccio la principessa dovette attendere che il reverendissimo sacerdote accogliesse per primo il re. Un servitore aprì la porta della carrozza e grande fu la sorpresa di tutti e per poco il sommo sacerdote non cadde a terra per lo sgomento.
Ma adesso a nanna perché si è fatto tardi.
-Minchia matri sul chiu bìeddu!-
È tardi, domani continuiamo.
-Buonanotte mami mami-
Notte pisittello.
-Ma cue fu rintra a carruozza?? -
Ve lo dico domani Tomasello.
-A spìzzica e muddica ci raccontaste a favola matri!-
Buonanotte…
-Buonanotte matri!-
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