venerdì 7 febbraio 2020

Oscar e la fiaba della principessa dai capelli d'argento (7)

-Matri raccontascte a storia?-
Va bene Tomasello. Allora, la sorella della regina da qualche tempo si era intrufolata nel regno di Topazio. Avendo saputo della morte del re e della conseguente liberazione della regina dalla maledizione della testa mozzata e memore della promessa di vendetta della strega dalla coda di topo decise di tornare nel regno di topazio e allearsi con la sorella nella difesa del regno. Avrebbe così anche potuto conoscere i suoi nipoti della cui nascita aveva saputo da alcuni viandanti che si erano spinti oltre i confini degli otto regni.
Purtroppo il suo passaggio aveva lasciato segni evidenti della maledizione che si portava dietro e la regina l’aveva capito subito. D’altra parte la presenza della sorella era indispensabile per combattere la strega dato che tra quest’ultima e la sorella c’era un legame malefico sin dalla nascita che aveva portato proprio alla morte della loro madre. Tuttavia gli abitanti del regno non potevano sopravvivere a lungo con le poche scorte che c’erano. Bisognava prepararsi al più presto a combattere e uccidere la strega dalla coda di topo o non ci sarebbe stata più vita nel regno degli otto vulcani. I gemelli decisero di partire con le loro spade magiche a caccia della strega con l’intento di fermarla e ucciderla prima che riuscisse a varcare i confini della terra di Topazio. Satim sarebbe rimasto con la madre e la sorella a difesa del regno di Topazio. Tutti si prepararono a combattere la strega.
La regina con Estfilius andarono alla ricerca della sorella che alcuni saggi del consiglio ne avevano individuato la presenza dentro la grotta delle stalattiti piombo.
La giovane principessa dai capelli d’argento, obbligata a stare nella sua camera protetta da 10 servitori, si buttò nel letto e prese in mano il diario della nonna. Sfilò il grande fiocco dal cui nastro scivolò una chiave d’oro. La prese in mano, la osservò e poi la mise da parte senza farci più caso. Aprì il diario a metà e lesse una riga a caso:
“…una volta che il vino bolle, immergere gli aromi precedentemente preparati e aspettare tre minuti…”. Ma come? Pensò. La nonna mi ha regalato un ricettario di cucina? Voleva forse che diventassi cuoca?? Aprì arrabbiata un’altra pagina a caso e lesse: “…tagliare con un coltello di ebano e lasciare essiccare al sole di mezzogiorno per sette minuti. Coprire con un telo di lino bianco candido la parte e nel mentre preparare del sale con foglioline fresche di menta….” Ma insomma, disse a voce alta, io non diventerò mai una cuoca, cosa me ne faccio delle ricette di cucina? Lanciò via il diario dal quale uscì una busta sigillata che la principessa non vide. Uscì dalla stanza ma venne rispedita dentro dai servi per ordine della regina per motivi di sicurezza. Fu proprio tornando in camera che si accorse di quella busta. La aprì e lesse:
“Mia adorata nipote, nelle tue mani il destino del regno. Nei tuoi capelli il potere della guarigione, della forza e della luce. Sia il mio diario lo strumento che nelle tue mani prudenti ridarà nuova vita al regno. Ti ho amato e cresciuto come una figlia, ma non una figlia qualsiasi. Tu sei l’eletta, la figlia della luna. Sii degna del compito che sei stata chiamata a svolgere. Sii leale come tuo padre, generosa come tua madre, saggia come i tuoi nonni. Qui scoprirai chi sei. Leggi tutto con attenzione e imparalo per sempre ma non rivelare a nessuno il suo contenuto con tutti i suoi segreti altrimenti il potere ad esso connesso svanirà per sempre. Con amore, la tua nonna”
Ovviamente non aveva capito nulla di ciò che era scritto. I capelli? Il compito da svolgere? Figlia della luna? Che la nonna avesse perso il senno? Decise di leggere il diario dall’inizio. Così si ricompose, sedette a gambe incrociate sul letto, prese la chiave e la mise davanti a sé, il diario sulle ginocchia e iniziò a leggere.
Il diario era diviso in quattro parti. Nella prima la nonna rivelava alla nipote l’esistenza di un mobile segreto nella sua stanza dove negli ultimi mesi aveva conservato pozioni e macerati fatti con le erbe più rare del regno, oli e unguenti speciali. Mentre era ancora allettata di notte mandava le sue fidate ancelle a raccogliere le erbe che poi faceva preparare con le sue sapienti indicazioni. “Ecco cos’era quel via vai notturno” pensò la principessa. La curiosità della fanciulla era tanta e decise di andare subito nella stanza della nonna per scoprire questo mobile. Doveva solo convincere le guardie all’ingresso a farla uscire. Trovò un buon pretesto e scortata da due di loro entrò nella stanza della nonna. Di fronte al letto vi era l’armadio. Aprì le due ante e si sentì invasa dal profumo degli abiti della nonna. Il cuore le scoppiò di nostalgia e gli occhi si velarono di lacrime. Quanto avrebbe voluto che la nonna fosse là con lei a raccontarle il diario dal vivo. Mandò via i pensieri malinconici e continuò a rovistare ma inutilmente. Andò verso il comò ma l’anta si apriva senza chiave. Non c’erano altri mobili. Allora dove era la dispensa di cui parlava la nonna? Si sedette sul letto e il suo sguardo cadde sulla sponda che tante volte aveva visto soprattutto quando la nonna le permetteva di dormire insieme nelle notti di tempesta e lei si divertiva a seguire la storia illustrata nel pannello di legno dipinto a mano. Era la storia di una fanciulla che viveva in un giardino meraviglioso pieno di alberi da frutto, fiori coloratissimi e uccellini dai mille colori. Tutto era disegnato con dovizia di particolari e colori brillanti e vivaci. Si incantò su quel disegno che per tante notti aveva fatto da sfondo ai racconti della nonna. Quando all’improvviso lo sguardo cadde in un particolare. In uno dei tanti tronchi d’albero vi era un gufo. Chissà quante volte l’aveva visto, ma non aveva mai notato che gli mancava il becco. O meglio, la forma del becco non era dipinta come quella di tutti gli altri uccelli, era forata nel legno. Ebbe un’intuizione. Prese la chiave e la infilò nel becco del gufo e d’incanto si aprirono mille sportellini e cassetti e piccole antine. Ogni uccellino, fiore e frutto era il motivo decorativo di un cassettino. Guardò all’interno del cassetto del fagiano dalle piume d’oro e vi estrasse una boccetta di vetro marrone scuro. Non osò aprirla, non prima di aver letto tutto il diario, ma sbirciò in ogni cassetto. Erbe, rametti, pozioni, unguenti e profumi. Sentì il guardiano in procinto di entrare e velocemente girò in senso opposto la chiave nel becco del gufo e tutto si richiuse come prima. La guardia le chiese di ritornare al più presto nella sua stanza perché fra poco sarebbe stata di ritorno la regina. Ubbidì dando un ultimo sguardo alla sponda del letto della nonna. Poi tornò in stanza e continuò a leggere il diario avida di conoscere tutto il suo contenuto. Decise di leggerlo tutto d’un fiato per poi riprenderlo dall’inizio e studiarlo come voleva la nonna. La prima parte conteneva l’elenco di tutti quei composti contenuti nell’armadio segreto, cassetto per cassetto e di come prepararli, nella seconda vi era una lista di “ricette” per curare tutti i mali fisici dal mal di calli, al mal d’orecchie; la terza conteneva invece delle pozioni magiche dai nomi impronunciabili. Le pozioni erano composte da diversi profumi, essenze pure e distillati, ma tutte indistintamente avevano un filo d’argento...un filo d’argento come i suoi capelli. Ma certo, i suoi capelli allora erano magici, a questo si riferiva di certo la nonna. Arrivò all’ultima parte dal titolo “Maledizioni, stregonerie e segreti delle otto terre” ma un boato fortissimo fece tremare l’intero palazzo. Ma cosa fu questo trambusto lo raccontiamo la prossima volta.

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