venerdì 12 dicembre 2014

Senza Codino...

Senza Codino la vita riprende con un ritmo nuovo, che se vogliamo dovrebbe essere più leggero, senza dover uscire di continuo a verificare che la cuccia sia calda, senza imboccarlo, senza la levataccia della mattina eccetera eccetera. Eppure io sento tutto il peso della sua assenza. Quanto ci vorrà perché io mi abitui? Mi è bastato pochissimo per abituarmi alla sua presenza e sono passati quasi due anni. 
So che non c'è più, eppure continuo a girare lo sguardo in tutto il giardino in cerca di un gattone bianco e miele che mi viene incontro galoppante. Continuo a fissare i suoi soliti punti di ristoro e relax ma lui ovviamente non c'è.
Non riesco nemmeno a pensare positivamente al fatto che adesso potrò far uscire i miei pisitti senza doverlo mettere nel suo trasportino-cuccia, dove restava a dormire anche quando lo liberavo. "Codino puoi uscire ora" gli dicevo, ma lui mi guardava sonnecchiante e si girava a pancia in su per essere accarezzato.
Un gatto speciale.
Un gatto che amava tutti, anche i bambini.
Un gatto che si è fatto amare da tutti.
Il sesto gatto che continuavo a dire che non potevo permettermi. E ora che ho messo via tutte le sue cose mi rendo conto di quanto pensassi a lui nei miei acquisti. Il suo trasportino-cuccia l'ho messo via. Non voglio che nessun altro lo usi. L'altro giorno ci ho visto Pippo dentro e per quanta tenerezza mi abbia fatto l'ho cacciato via. Ora che non c'è più il Capo lui sta spadroneggiando e io non voglio che mandi via Zefiro e le altre come di fatto succede. Del resto lui una sua casa ce l'ha.
Ieri ho aperto il cassetto delle medicine e ho visto i suoi farmaci...il suo libretto sanitario. Ho richiuso.
Ma la cosa più brutta è uscire in giardino, il momento in cui apro la porta di casa. In due anni è sempre stato là di fronte e se per sbaglio era un po' distante, non facevo in tempo a fare il primo passo che mi compariva davanti col suo miagolio. E quante volte ha preso a calci il tappeto d'ingresso fissando Oscar dal vetro della porta. Quel tappeto non era mai al suo posto! Oppure sonnecchiava in quello davanti alla porta di cucina. E ogni volta che uscivo  dovevo scavalcarlo o spostarlo, ma lui si rimetteva immediatamente sul tappeto e quindi quando rientravo dovevo riscavalcarlo o rispostarlo.
Sarà diverso andare a casa dei miei zii senza che lui mi insegua miagolante finché tutti non gli dedichiamo attenzioni e coccole, le bambine soprattutto.
Perchè non riesco a dire "sono felice di averlo avuto due anni e avergli dato una vita sana ma purtroppo la sua malattia non gli ha dato scampo"?. Perchè continuo a chiedermi che cosa avrei dovuto fare di diverso? Cosa sarebbe successo se l'avessi portato subito dal veterinario, anzichè sentirlo qualche giorno prima per telefono o se un mese fa lo avessi fatto operare per togliergli il polipo?
E perchè se tante volte ho pensato che la sua comparsa in giardino avesse limitato la mia vita e quella dei pisitti ora non mi sento minimamente alleggerita dalla sua assenza?
I gatti sono davvero creature misteriose. Portano con sé il mistero della vita, la gioia e il dolore dell'esistenza, la vita e la morte. Compaiono dal nulla, non si sa da dove vengano né perché ci scelgano e poi ci rubano l'anima e senza che noi ce ne accorgiamo apparteniamo a loro per sempre.
A volte mi rivolgo a Pollon perché protegga Venere e la faccia rientrar subito quando manca da troppo tempo. Pollon era l'anima vivace e spensierata del mio giardino. Codino era l'anima pacata, l'amore del mio giardino. 
Quando feci adottare Romeo sentii la sua mancanza ma ciò che mi consolò fu che mi potevo dedicare ai miei pisitti senza più trascurarli per dedicare del tempo a Romi, gatto estremamente impegnativo perchè voleva compagnia e coccole di continuo. Ora che Codino non c'è non riesco a trovare la consolazione nel maggiore tempo che posso dedicare ai pisitti, perchè lui era uno di loro, seppur separato. Ormai il mio tempo era distribuito tra lui e loro.
Forse quella che si sta prendendo tutto il tempo che dedicavo a Codino è la piccola Calipso. Supplica coccole di continuo e mi segue ovunque, quando Eco e Venere sono in cantina. Il resto del tempo lo trascorre sopra il pino della casa di dietro, dal quale scende percorrendo in equilibrio una liana.
Oggi non sono andata al lavoro. Ho la lacrima facile e non ho voglia di trattenermi. Il tempo...certo. Ma so che devo riuscire a perdonare le mie eventuali mancanze per poterlo lasciare andare e allora forse riuscirò ad accettare che questa volta non si poteva proprio far nulla. Il veterinario mi ha detto che la dose e i giorni di antibiotico erano sufficienti per avere una risposta, non sarebbe cambiato nulla se l'avessi portato prima...ma data la FIV può aver avuto delle complicazioni inevitabili. Lo so, sono torture inutili queste. Forse non riesco a perdonarmi di aver pensato, vedendolo stare male per l'ennesima volta, che forse sarebbe stato meglio che se ne andasse. E' un po' come i bambini che sperano nella morte del genitore e se per fatalità questo viene a mancare improvvisamente, il bambino si sentirà in colpa per il reso della vita. Certo che avrei voluto si riprendesse totalmente e ritornasse il Codino di quest'estate, ma vedendolo diventare sempre più storto a causa del polipo nell'orecchio, incapace di saltare l'altezza di due gradini e alla fine così stravolto fisicamente, incapace di reggersi sulle sue zampe ho pensato che sarebbe stato meglio che se ne andasse. E' questa la colpa che mi do! Aver gettato la spugna prima di lui.
Allora sarà bene che mi ricordi il perché non ho mai voluto il sesto gatto, così forse capisco perché ero stanca e rassegnata e riesco a perdonarmi.
Me la canto e me la suono in questi due giorni. 
Per il momento Senza Codino...va così.

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