domenica 31 agosto 2014

Addio Mielina.... (sconsiglio di leggere a chi è molto sensibile)

Sabato. Ore 7. Affacciata dal balcone della veranda di su.

"Sta tornando!!"
Mi giro verso il cancello e vedo un amico con la moglie che fanno footing la mattina passando di fronte a casa. Mi rigiro e vedo Mielina che attraversa il giardino del vicino per sbucare poi dal cancello ed entrare miagolando come sempre. Lo fa sempre come a volermi chiedere il permesso o a volermi avvisare di tenere a bada Codino. Eco le va incontro e si incrociano spingendo l'una la testa sull'altra.
"Grazieee!"
Scendo e distribuisco loro da mangiare. Ogni mattina faccio la conta con angoscia. Ci sono tutti. Mielina è particolarmente dolce con me. Mi si struscia addosso e si fa perfino accarezzare senza voltarsi di scatto dando zampate. Mangiano. Mangia e poi se ne va. A volte resta dall'altra parte del giardino, sul muretto di confine tra mia zia e il vicino e dorme lassù, in quell'angolino. Altre volte da lì scende nel giardino del vicino costeggia la mia recinzione (come ha fatto stamattina) e continua uscendo poi verso la strada interna e si dirige verso una casa in fondo alla via, nel marciapiede opposto alla mia casa. Ho sempre pensato che vivesse là. Altre volte ancora, per evitare Codino che l'attacca spesso, se ne va dal mio cancello e torna verso quella casa in fondo alla via. 

Un anno fa Eco e Venere la seguivano sempre. Adesso loro restano, ma non prima di averla accompagnata al cancello. Eco resta lì davanti a guardarla andare via.

Sabato, ore 12.
Era quasi mezzogiorno quando sono uscita in macchina per raggiungere miei zii alle Vele. Appena uscita dalla mia via sbucando dall'incrocio di via Leonardo da Vinci la vedo. In mezzo alla mia corsia, coricata di traverso con il muso rivolto verso la parte opposta alla nostra via. Il cuore inizia a battermi fortissimo. Voglio chiamare mia zia, ma sono nel panico e continuo ad avanzare. Mi squilla il cellulare. Rispondo. E' mia zia che chiama per avvisare che sono arrivati ma io la blocco per dirle cosa ho appena visto. "Non puoi lasciarla lì. Devi tornare indietro". 
Tornare indietro?? Prenderla?? Raccoglierla dalla strada?? Mi sento male all'idea. Quasi mi arrabbio con mia zia, perchè lo devo fare io e non lei questo lavoro ed è facile dire "Non puoi lasciarla lì". Ma ha ragione e dopo non smetterò di ringraziarla per avermelo detto riportandomi alla realtà. Torno indietro con un'esplosione di emozioni: paura, dolore, ansia, confusione. Penso che è Mielina, che era una gattina di passaggio nel mio mondo, che aveva la sua vita...non è come gli altri. Cerco di non provare dolore. La vedo ancora in mezzo alla corsia mentre le macchine la schivano. Chiamo l'amico che stamattina mi aveva rassicurato dicendomi che Mielina stava rientrando. Sa che ogni mattina faccio la conta e voleva rassicurarmi nel caso stessi cercando proprio lei, affacciata dal balcone. Sta per andar via dal mare e mi dice che mi raggiunge al più presto.
Mi costringo ad essere lucida. Cosa occorre? Salgo in mansarda a prendere stoffa. Nella scatola delle stoffe con le quali confeziono abiti per mie nipoti o per le bambole trovo due fodere di cuscini che avevo fatto anni fa scegliendo un bellissimo tessuto color miele, un broccato. Ne prendo una. Dovendo camminare a piedi prendo una busta...no non di plastica! Di carta coi manici e dei guanti. Mi incammino verso l'incrocio e noto una fila di macchine ferme. Cosa staranno facendo? La staranno spostando?? Arrivo e non c'è più in mezzo alla corsia, è riversa sul ciglio sopra l'erba secca. Grazie chiunque l'abbia fatto, mi ha evitato di stare in mezzo alla strada a fare una delle cose più strazianti. Adagio la fodera per terra e la sollevo. E' morbida, calda. Le rimbocco la stoffa sopra e la metto dentro la busta per portarla a casa. Ho ancora i guanti e qualcuno mi guarda ma io non faccio caso alle loro espressioni. Non so cosa pensino. Non me ne preoccupo. Arrivo a casa e la adagio in un tavolino del loggiato. Eco arriva subito e si mette a un metro da lei e mi guarda. Non so se senta l'odore, se capisca cosa succede. Mi guarda e resta a guardarmi. Decido dove metterla. In corrispondenza del muretto ad angolo tra mia zia e il vicino, dove sonnecchiava. Prendo la zappa e scavo con molta difficoltà perchè il terreno è duro. Mi aiuto con acqua e pala. Arrivano miei zii della casa di dietro e mio zio dà qualche colpo in più di zappa per farlo più profondo. Arriva anche il mio amico che pensa che io abbia ormai fatto tutto e non ho il coraggio di chiedergli di restare, per favore. Non lasciatemi sola. Lo lascio andar via con la moglie che dolcemente aspetta in macchina mandandomi tutto il suo affetto. Mio zio se ne va. Resto sola.
Forza Michela, ce la fai!
Prendo la calce idrata e ne butto un pò nel terreno. Tolgo il fagotto dalla busta di carta e lo adagio sopra la calce idrata nel fosso aprendo i quattro angoli della fodera. Ma sarà lei? E se mi fossi sbagliata? Controllo l'occhio sinistro per vedere se era quello di Mielina. La pupilla dilatata come l'aveva normalmente. Controllo l'altro. Pupilla dilatata. Che sciocca, è ovvio che siano dilatate...Ma che dubbi mi vengono? E' lei...è inconfondibilmente lei, purtroppo! E' così piccina. La sistemo bene come se stesse dormendo. E' ancora tanto morbida. La posso mettere in posizione da nanna profonda. Un rigolino di sangue le esce dal naso e dalla bocca. Dovrei pulirla ma non me la sento. Ha diritto di riposare in pace. Richiudo sopra di lei i quattro angoli della fodera e sistemo i gigli e le margherite. La rosa rossa la infilo dentro la fodera in modo che sia in contatto con il suo cuoricino. Sopra la fodera altra calce idrata. Ora? Ora un'altra cosa dolorosa: buttare sopra la terra fangosa. Mi sembra quasi di mancarle di rispetto, di oltraggiarla. Ma penso che la fodera la proteggerà dalla sporcizia della fanghiglia. E se fosse ancora viva? Magari è in coma e io la sto sotterrando...Michela non essere ridicola! Per quanto ti sia sempre più incomprensibile la morte e non riesci più ad accettarla, Mielina non c'è più e tu devi solo chiudere quel fosso. Chiudo tutto e metto sopra un vaso di terracotta con una piantina grassa.
Scoppio a piangere, finalmente.

Dietro di me Eco mi guarda. 

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