martedì 18 febbraio 2014

Oscar e la storia del corniciaio...



-Mami mi racconti la storia del corniciaio?-
Ma certo pisittino…risale alla mia infanzia
-Allora mi metto comodo mami mami, sono passati parecchi anni!-
Ma pisittino!
-Che ridere mami!-
Dunque quando ero ancora in fasce e mia madre doveva andare a fare la spesa al mercato di San Benedetto, mi lasciava dal vetraio…
-Ihhh mami! E il corniciaio dov’era?-
Ma no, sono la stessa persona. Si chiamava sig. Peppino.




In verità chi mi teneva era la figlia, Lisa. In pratica crebbi, almeno per quelle ore alla settimana, dentro la bottega del vetraio. Era un mondo fantastico pisittino! Naturalmente all’inizio non potevo di certo sgambettare liberamente perché dappertutto c’erano vetri poggiati al muro su delle panche di legno ed era pericoloso toccarli. Non si poteva di certo correre nel negozio!
-Iiih mami e come facevi a inseguire le palline, mami mami?-
Ehm..non potevo pisittino. Restavo in braccio a Lisa che mi portava qui e là a vedere le cornici colorate e mi cantava le canzoncine. Poi quando sono stata abbastanza grande da poter essere lasciata con una certa autonomia seduta su una sedia, ho potuto maneggiare qualcosa. La cosa più bella era andare nel retrobottega, dove sig. Peppino tagliava le cornici. Sul tavolo si accumulava tantissima segatura sottile, tanto sottile che potevi impastarla con le sole mani e creare ciò che volevi…Mi piaceva da morire fare le torte di compleanno mettendo dei chiodi per candeline. Poi Lisa mi dava i ritagli di scarto delle cornici per creare tavolini o sedie e allora creavo i salotti dove poter mangiare la torta sorseggiando del tè. Ma pisittino…la cosa ancora più bella sai qual era?
-Giocare alla caccia di blatte??-
Mmh no pisittino no. Nel retrobottega c’era un ripostiglio dove sig. Peppino teneva blocchi di plastilina grigio-verde. Erano cubi grandissimi, pesavano chili. Non ricordo per cosa venisse usata ma raramente mi veniva data per giocare e quando questo accadeva era proprio una festa!
Quando divenni più grande nel retrobottega io e Lisa pranzavamo con il solito panino ancora caldo comprato nel panificio in fondo alla via e con la fontina e la mortadella freschissime prese nella bottega dietro il negozio.
Per la maggior parte del tempo naturalmente stavo seduta in negozio dietro il grande tavolo dove entravano i clienti e dove sig. Peppino tagliava i vetri. Pensa pisittino, prendeva grandissimi lastroni di vetro scegliendo quello dello spessore richiesto dal cliente. C’erano vetri trasparenti, opachi, colorati, lisci, ondulati, a quadretti,…di tutti i tipi. Lui poggiava il vetro sul tavolo, che era rivestito di un tessuto di lana in modo da far scivolare meglio il vetro, prendeva le misure con una lunghissima riga di legno e poi passava la taglierina con la punta di diamante e lo incideva in tutta la lunghezza. Toglieva la riga di legno e metteva il manico della taglierina sotto il vetro. Con un colpo secco il vetro si tagliava lungo la linea incisa. Taglio netto perfetto. Poi arrivava la volta di Lisa. Prendeva la carta vetrata finissima, avvolta su un pezzo di legno  e smussava i bordi affinché non fossero taglienti. Questa operazione potei farla anche io qualche volta.
-Davvero mami mami?-
Sì pisittino, non è facile sai? Devi far scorrere la carta vetrata obliqua rispetto al bordo del vetro e con movimenti paralleli, mai trasversali. Ma la cosa più difficile era smussare gli angoli. Il movimento doveva essere rotatorio.
-E tu ci riuscivi mami?-

















Bè direi di sì… Man mano che crescevo mi veniva permesso di fare sempre più cose, naturalmente semplici e sempre un po’ per gioco. Ma per me era una cosa davvero seria!
Tuttavia c’era un’attività che non mi fu mai permesso di fare per parecchi anni…fino a quando non fui davvero molto grande.
-Che cosa mami mami??-
Fare i ritocchi alle cornici. Era un lavoro di cui si occupava unicamente Lisa. Lei era così precisa e pignola che non voleva mai farmi provare. Si trattava di stuccare i piccolissimi buchi formati dalla testa dei chiodini e gli spigoli della cornice, cioè riempire la fessura dell’angolo di unione tra i lati della cornice. Una volta asciugato lo stucco occorreva ripulire la cornice levando via lo stucco in eccesso e ricordo ancora come Lisa piegava ad angolo lo straccetto di cotone per raggiungere i punti più nascosti. Poi arrivava la parte più bella: la colorazione. C’era la vernice nera lucidissima che veniva usata per le cornici scure laccate, ma ce n’era una che mi piaceva più di tutte: l’oro. Oh pisittino, quanto era bella quella vernice. Mi era permesso mescolarla ma dovevo farlo molto bene perché fosse omogenea. Usavamo una stecca di vetro e quando la giravo vedevo tutte le venature dorate ancora sottilissime che danzavano nel loro solvente nero e man mano che la stecca di vetro smuoveva i brillantini che si erano depositati sul fondo, ecco che dal nero emergeva il dorato scuro e questo via via lasciava il posto ad un giallo oro brillante. Era fantastico!! Poi Lisa prendeva un pennello sottilissimo; io fino ad allora non ne avevo mai visti di così sottili. Lo intingeva nell’oro liquido, scaricava quello in eccesso e con una fermezza incredibile lo passava in quella sottilissima linea stuccata e voilà ora gli angoli erano perfettamente omogenei al colore della cornice. Ricordo ancora l’odore della vernice che mi piaceva da morire. Pensa che me ne regalò una color oro e ce l’ho ancora conservata tra i miei barattoli e tubetti di colore!
C’era un’altra cosa che mi piaceva tantissimo vedere!
- Cosa mami mami?-
Il taglio circolare del vetro.
-Oh mami mami quando eri giovane si usavano le finestre tonde?-
Ma no pisittino…a parte che non sono mica vecchia…
-Che ridere mami-
… ma prima si usavano i condizionatori che si mettevano alle finestre. Sembravano dei televisori su un piedistallo di ferro. La parte superiore poggiava sulla finestra e aveva una bocca d’aspirazione tonda che doveva essere posizionata direttamente sul vetro, che pertanto andava forato. E sai come si faceva il foro?
-No mami mami…-
Sig. Peppino aveva un compasso che fissava sul vetro attraverso una ventosa e all’estremità, rotante, vi era la solita punta di diamante. Prese le misure giuste faceva ruotare la punta di diamante attorno al perno e poi…
-Metteva il manico della taglierina sotto e dava un colpo secco mami mami?-
Eh no, pisittino…così si sarebbe frantumato tutto il vetro. C’era un trucco: faceva altri cerchi concentrici più piccoli così, una volta tolto il compasso, dava un primo colpo al centro per rompere il primo cerchio e se si rompeva anche il secondo poco male, tanto non era quello definitivo. Poi con la parte dentellata della taglierina agganciava uno ad uno i cerchi concentrici togliendoli pezzo per pezzo finché non restava l’ultimo cerchio del diametro corretto. Sotto il tavolo c’erano grandi scatole di cartone strapiene di pezzetti di vetro. Quanti ce n’erano! Lisa una volta mi tagliò tanti quadratini di vetro per creare delle sculture con la colla. Che divertente!
Quando iniziai a dipingere decisi di farmi incorniciare i quadri da Lisa. E da allora iniziò a farmi fare anche quello. Quanto mi piaceva scegliere le cornici, per non parlare del  passepartout! Aveva cartoncini di tutti i colori e grammature. Occorreva tanta precisione e lei ovviamente ne aveva da vendere. Prendeva le misure millimetriche, creando un rettangolo più piccolo della tela da incorniciare, poi lo incideva con la taglierina formano delle alucce che fletteva in modo da ospitare al loro interno il mio quadretto. Una volta assemblato il tutto fissava il foglio di compensato dietro il quadro bloccandolo con dei chiodi. Quanta precisione anche per questo! Il martello doveva dare dei colpi perfettamente paralleli al piano per non andare storti e della forza giusta per riuscire a infilarli nella cornice ma senza spaccare il vetro. E poi si nascondeva il tutto col nastro di carta marron che presentava una faccia liscia e l’altra adesiva. Quest’ultima andava impregnata d’acqua per attivare la colla, facendola scorrere sopra un rullo umido. Era divertentissimo!
-Mami mami mi porti da sig. Peppino a giocare con Lisa?-
Oh pisittino, purtroppo da tanti anni ormai il negozio ha chiuso. Sai sig. Peppino doveva andare in pensione e siccome il lavoro non rendeva più, Lisa decise di non proseguire l’attività del “babbo”.
Così ebbe fine la storia del corniciaio.
-Peccato mami mami…E’ proprio una bella storia-
Eh già pisittino, ora dormi però.
-Va bene mami mami, buonanotte mami-
Notte pisittino.
-Mami?-
Sì pisittino?!
-Domani giochiamo al corniciaio?-
Ma come si gioca pisittino?
-Incorniciamo la femmina leopardata e la chiudiamo con i chiodi!-
Oscar!!
-Che ridere mami…notte mami mami-

Notte!



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